Epigenetica e neuroendocrinologia

Il giornale Hormones and Behavior ha appena pubblicato uno Special Issue dedicato all’epigenetica intesa come lo studio dei cambiamenti del genoma senza alterazioni dirette nelle sequenze geniche (ma vedere il post di E. Bruner per approfondimenti sul termine). Qui, lo studio dei processi epigenetici e’ enfatizzato in funzione della comprensione di quanto e come l’ambiente, il cui significato piu’ esteso include fra l’altro l’esposizione ormonale, sociale e tossicologica, sia in grado di influenzare il sistema nervoso centrale ed il controllo del comportamento. Particolare interesse e’ rivolto agli effetti  causati da agenti stressanti durante i primi stadi di sviluppo pre- e post-natale (e.g. nei mammiferi attraverso la placenta e le cure parentali, rispettivamente): effetti che sembrerebbero persistere anche nel lungo termine attraverso l’alterazione dell’espressione di rilevanti  sequenze geniche, promotori genici e dei pattern di metilazione/acetilazione nel DNA (Harris & Seckl, 2011; Roth & Sweatt, 2011). Sarebbe l’epigenetica, quindi,  la chiave per comprendere come lo stress durante lo sviluppo si associ ad una maggiore predisposizione a manifestare scompensi cardiovascolari, metabolici, neuroendocrini e psicologici emergenti dopo la maturazione sessuale, ovvero durante la vita adulta. I cambiamenti epigenetici sono contesto-dipendenti, potrebbero sopraggiungere anche oltre i primi stadi di vita o modificarsi durante il succedersi delle finestre temporali del ciclo vitale dell’individuo (Xu & Andreassi, 2011).  Da un aspetto piu’ meccanicistico sulla dinamica degli effetti epigenetici si passa facilmente ad uno piu’ adattativo il quale lascia spazio allo studio ultimo delle pressioni ambientali che indirettamente agiscono sull’individuo, fin dagli stadi embrionali, tramite segnali materni e delle possibilita’di cui l’embrione predispone per decodificare l’informazione contenuta in tali segnali e attivare meccanismi di risposta che mediano l’aggiustamento fenotipico alle condizioni ambientali prevalenti. Questi  studi sollevano nuove ipotesi sul potenziale conflitto bi-generazionale tra genitori e figli (Curley et al 2011). E se da un lato sembra che l’eridita’ e la programmazione fenotipica prenatale possano trasmettersi fino alla seconda e terza generazione (Dunn et al 2011), dall’altro i meccanismi molecolari alla base dell’imprinting epigenetico transgenerazionale  sono ancora da chiarire (Crews 2011) e potrebbero “sfidare” le leggi della genetica Mendeliana ed i principi su cui si fonda l’evoluzione Darwiniana.

 

Valeria Marasco